Stampo i biglietti. Li tengo insieme tra le pagine dure di un’agenda mai usata. La porterò con me, perché forse nel viaggio avrò voglia di scrivere. E lo penso ogni volta, ma poi non ne ho. Rimane lì, sul fondo della sacca nera del Moderna Museet.
Col pigiama improvvisato da una vecchia tuta grigia e lo spazzolino che sa di casa quando a casa non è. Quindi Roma. La stazione è un formicaio infestato. Un vorticoso brulicare di teste a colori. Di valigie piene fatte in fretta, di tipi svelti con la voglia di cambiare, di partire, di lasciare indietro qualcosa che fa male o magari no. Di gente che saluta. Fa cenno con la mano che è ora. Che è stato bello. Che non importa. Che ci sarà ancora una prossima volta. Che Ciao, ci rivedremo, promesso. E perché no. Uno schieramento di forze asciutte che tolgono l’aria. Una minaccia. Un’onda cieca che trascina con sé. Un’ostruzione ruvida che ormai è già fuori. Al di là da me. Che dal posto finestrino della carrozza 9 in partenza sul binario 7 sono quasi al sicuro. Uno strattone. Un primo accenno. In movimento.
Il treno va. E per tre ore sarà così. Il paesaggio scivolerà sul vetro, ogni vagone avrà il suo pezzo di cielo, il passeggero che mi sta affianco il meritato riposo. Nessuno mi aspetta. Parto per incontrare qualcuno che non sa del mio arrivo. Non lo immagina, non sospetta di nulla. Parto perché Laura mi è rimasta nel cuore. E se posso farle una sorpresa oggi che il suo compleanno, non c’è vecchia rotaia di questo pazzo mondo che ci tiene lontane a poterlo impedire. Diretta a Nord. Contro ogni legge fisica che non sia d’attrazione. Un calamita libera scampata alla gravità. 300km/h, 4 minuti di ritardo, Milano Centrale. Che strano che fa. Appena piove. Una carica elettrica attraversa le dita. Lei arriva. Salto fuori. Ed è festa. Fino all’alba così. Come se niente ci avesse divise mai. Come se nulla fosse davvero cambiato. Ogni cosa fosse al suo posto, di nuovo. Un respiro profondo. Prima di tornare ancora. Fare indietro il tragitto. Ore di sonno mancate. Un ricordo magnifico in più.
Image by Jesper Waldersten
cara sara...
RispondiEliminanon sai quanto ho pianto leggendo i post (questo e quello che lo precedeva).
l'amicizia è una cosa stupenda, e se fa fare cose così, e se fa provare ancora queste emozioni....va chiusa a chiave del cuore, vissuta per sempre, e non dimenticata mai.
Un gran bel post.
RispondiEliminaSi respirava la bella Amicizia che vi lega.
Che bello quando le distanze non riescono a tenere a distanza due persone che si amano.
Bello bello..e poi raccontato perfettamente.
Tu chiamale se vuoi...Emozioni.
Un sorriso.....
perchè il tuo blog non mi pubblica il commento? :(
RispondiEliminaLe sorprese per gli amici. Vita, calore, stare bene insieme... cosa soson 6-7 ore di treno per tutto questo? Il tempo dell'attesa e della giusta stanchezza del post incontro... Adoravo prendere il treno da Roama Milano, sono anni che non lo faccio più e sono anni che non prendo più il treno in generale (il nord America ne è quasi privo...).
RispondiEliminaTi ringrazio di aver condiviso con le tue parole ed aver innescato una girandola di sensazioni, ricordi, visioni.
Ho scoperto con piacere il tuo blog solo ora e ci ritornerò.
Bel post!!!sono cpntente che sei stata bene...a presto!
RispondiEliminail treno va ...
RispondiElimina... me lo ricordavo il post su Laura... credo anche di aver lasciato un commento... l'amicizia è l'unico sentimento che dura per sempre... siete fortunate ad esservi incontrate...
RispondiEliminami piace quello che trovo qui :)
RispondiEliminaL'amicizia e' un dare e un avere...senza chiedere...curatela con cautela!Un abbraccio...
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