[...] Margherita aveva sognato un sito sconosciuto, desolato, triste, sotto il cielo fosco della primavera precoce. Aveva sognato quel cielo grigiognolo, pezzato di nuvole trascorrenti e sotto uno stormo silenzioso di cornacchie. Un piccolo ponte rozzo, sotto di esso un torbido fiumicello primaverile. Alberi malinconici, stenti, semispogli. Una tremula solitaria e più lontano, fra gli alberi, al di là di un orto, una casupola di tronchi, forse una cucina isolata, oppure un capanno da bagno o sa il diavolo che cosa! Tutto intorno un non so che di morto e di così triste, che veniva voglia d'impiccarsi a quella tremula vicino al ponticello. Che sito infernale per una persona viva!
(IL MAESTRO E MARGHERITA, MICHAIL BULGAKOV)
Ciò che mi trattiene dallo scrivere un libro non è imputabile alla mia persona. Ma al Genio degli altri. E Bulgakov si può solo odiare a morte. Ci vuol coraggio a pensare di poter scrivere, pensare di poterlo fare per mestiere, col fiato del caro Michail sul collo.
E voi? Avete un libro del cuore?.
Fatemi venir voglia di comprare il vostro libro.
Io in cambio ve ne regalo uno. Come?
Io in cambio ve ne regalo uno. Come?
6 libri per 6 followers. Questo è quello che ho immaginato di fare per ringraziarvi e per augurarvi Buon Natale. Partecipare è semplice. Dovrete lasciare un commento sotto questo post, trascrivendo l’incipit, o un passo significativo, del libro che amate di più. Tra tutti i followers [anche quelli che vorranno aggiungersi] che avranno lasciato il proprio commento, sceglierò 6 vincitori. Potrete partecipare fino alle 14:00 del 13 dicembre, così avrò tempo per comunicare i miei preferiti e spedire i pacchi.
Questi i titoli che ho pensato:
Trilogia della città di K, Agota Krtistof
La città dei ladri, David Benioff
La casa degli Spiriti, Isabel Allende
La Mennulara, Simonetta Agnello Hornby
Una solitudine troppo rumorosa, Bohumil Hrabal
Il Maestro e Margherita, Michail Bulgakov.
Buona fortuna!
Buona fortuna ai partecipanti...
RispondiEliminaio Ti invio un sorriso ed un augurio per un sereno week end..
dandelìon
Simpatico e delicato...ok mi piace..!Ci risentiamo.
RispondiEliminaL'orso azzurro era l'Araba Fenice di Michio Hoshino: "Che ci sia ciascun lo dice: dove sia nessun lo sa". "Hai mai visto un orso dei ghiacciai?", aveva così domandato a bruciapelo il grande fotografo naturalista giapponese a Lynn Schooler, la guida che l'aveva accompagnato durante un mese di riprese in Alaska. Hoshino sognava di riuscire a catturare nel suo obiettivo l'orso azzurro, detto anche orso dei ghiacciai, il mitico animale delle nevi che gli indiani Tlingit "consideravano frutto di un incrocio tra il comune orso nero e la capra di montagna" e chiamavano klate-utardy-tseek, orso nero color della neve. Da quel giorno un piccolo tarlo si inserisce nella mente di Lynn, che vive in Alaska dal 1969 (lo chiamano l'Indiana Jones del Grande Nord) e che, prima dell'incontro con Michio, come racconta nel suo libro, non era "neppure certo di sapere con precisione cosa fosse un orso dei ghiacciai" e considerava "la possibilità di avvistarne un esemplare nel suo ambiente (...) remota quanto quella di incontrare un leopardo delle nevi o uno yeti".
RispondiEliminaQuesti sono alcuni versi del libro che mi ha fatto sognare "L'orso azzurro" di Lynn Schooler.
Ivano T.
Ciao! Complimenti per l'iniziativa!
RispondiEliminaIl libro che hai scelto è uno tra quelli che più amo, l'ho letto e riletto tante volte e ogni volta ho imparato ad apprezzarlo e a cogliere certe sfumature.
Essendo il mio nick Dona Flor non posso che consigliarti "Dona Flor e i due suoi mariti" di Jorge Amado.
Eccoti l'incipit:
"Non perchè avviene in un giorno disordinato di lamentazioni e tristezza, non per qiesto si deve permettere che la veglia funebre vada alla bell'e meglio. Se la padrona di casa, fra singhiozzi e svenimenti fuori di sè, immersa nel suo dolore, o giacente morta nella bara, non potrà farlo, un parente o una persona amica si assumerà l'incarico di occuparsi della veglia, perchè non si possono abbandonare, senza niente da bere nè da mangiare, o poveretti, solidali per tutta la notte,a volte in inverno e con freddo".
Il resto è tutto ironia, divertimento, solarità, magia ed amore.
Buona Lettura!!!
Mi sembra una bellissima idea! io mi concentro e decido quale dei due libri miei preferiti trascriverti!
RispondiEliminaquoto al 100% Trilogia della città di K è un capolavoro. e degli altri conosco solo La casa degli Spiriti... uhm... e questo --> Una solitudine troppo rumorosa, Bohumil Hrabal - m'incuriosisce non poco.
a presto! :)
e visto che c'ero ho pure dato da mangiare al tuo mio pesce rosso preferito!
RispondiEliminaEccomi! :-)
RispondiEliminaUn autore dovrebbe considerarsi non come un signore che dà un banchetto privato o di beneficenza, ma piuttosto come uno che tiene un pubblico ristorante. Nel primo caso, si sa, chi offre il banchetto sceglie lui i cibi, e anche se sono poco attraenti o affatto sgradevoli al palato dei commensali questi non debbono trovar nulla a ridire: anzi, la buona creanza impone loro di far mostra d'approvare e lodare tutto quel che viene loro messo dinanzi. Il contrario accade col padrone d'un ristorante.
(Henry Fielding, La storia di Tom Jones, un trovatello)
mi piace posso????
RispondiEliminaeccola citazione di un libro che amo molto:
"...quando davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale prendere,
non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta .
Respira... aspetta e aspetta ancora.
Stai ferma,in silenzio, e ascolta il tuo cuore.
Quando poi ti parla, alzati e và dove lui ti porta. "
tratto da " và dove ti porta il cuore"
SE VUOI PASSA DA ME IO OGNI SABATO FACCIO UN QUIZ SU UN LIBRO ...IN PALIO SIMPATICI REGALI FATTI DA ME! MI PIACEREBBE SE PARTECIPASSI...
ciao Sara, che bello il tuo blog!
RispondiEliminaanch'io adoro leggere(e scrivere...).
l'ultimo libro che ho letto é della Jimenez Bartlett, "vita sentimentale di un camionista".
a me é piaciuto molto.
un bacione!
Marina
La casa degli spiriti è uno dei miei preferiti!
RispondiEliminaA parte l'ultimo, gli altri non li conosco.
Un abbraccione e buon fine settimana!
Eccomi qua!!!!io pensavo di fare un giveaway con l'anello a pan di stelle e mi sembrava una genialata ma tu...ideona!!!
RispondiEliminacmq:
Quella nave è come te. Non si sa perchè sei venuto e non si sa perchè te ne andrai.
La cura di Andres Beltrami
Non è il mio preferito ma questa frase mi è rimasta impressa...
Scrivi invece! Bulgakov è un genio. Ma il talento non va sprecato, e le tue parole possono nutrire molto più di quelle di Bulgakov. Il rapporto tra l'autore e il lettore è molto privato.
RispondiEliminaPs: Non partecipo al giochino perchè non ho un libro del cuore... ;) Buona idea però, mi piace leggere i commenti (citazioni) degli altri. Un abbraccio.
"La guardò. Ma d'uno sguardo per cui guardare già è una parola troppo forte.
RispondiEliminaSguardo meraviglioso che è vedere senza chiedersi nulla, vedere e basta.
Qualcosa come due cose che si toccano - gli occhi e l'immagine - uno sguardo che non prende ma riceve, nel silenzio più assoluto della mente, l'unico sguardo che davvero ci potrebbe salvare - vergine di qualsiasi domanda, ancora non sfregiato dal vizio del sapere - sola innocenza che potrebbe prevenire le ferite delle cose quando da fuori entrano nel cerchio del nostro sentire-vedere-sentire- perché sarebbe nulla di più che un meraviglioso stare davanti, noi e le cose, e negli occhi ricevere il mondo - ricevere - senza domande, perfino senza meraviglia - ricevere -solo- ricevere - negli occhi - il mondo."
Alessandro Baricco, Oceano Mare
un bacio e grazie ancora per l'invito alla tua interessante iniziativa
"La saggezza cessa di essere saggezza quando diventa troppo orgogliosa per piangere, troppo austera per ridere, e troppo piena di sé per vedere altro che se stessa".
RispondiEliminaGibran Kahalil (non ricordo il titolo del libro, forse da "Il profeta")
e te ne metto pure una seconda ;-)
"Non esiste separazione definitiva finchè esiste il ricordo."
"Paula" di Isabel Allende
Partre [...] passava le sue giornate a bere e a scrivere con altre persone come lui, che vengono a bere e a scrivere, bevono the marino e alcool dolci, il che evita loro di pensare a cosa scrivono e c'è molto via-vai, questo rimescola le idee di fondo e ne si pesca l'una o l'altra, non bisogna eliminare il superfluo, un po' di idee e un po di superfluo, si diluisce. La gente assorbe più facilmente [...] La sciuma dei giorni di Boris Vian
RispondiEliminaLeggere Il Maestro e Margherita è stata una vera e propria ESPERIENZA anche per me. Condivido e capisco il motivo della tua predilezione. Per giunta, nel tuo elenco ci sono altri libri o altri autori che ho molto apprezzato. Mi riferisco alla Trilogia della Kristof e a Hrabal.
RispondiEliminaNon c'è bisogno, comunque, di andare sempre lontano per apprezzare il talento.
Ti propongo un passo tratto da "Tutta colpa di Tondelli" di Nicola Pezzoli, uno SCRITTORE che vorrei contribuire a far conoscere, visto che il sistema editoriale non sempre riesce a promuovere chi meriterebbe...
L'autore racconta la sua odissea proprio nel modo editoriale. Lo fa con ironia, rabbia facendoti ridere fino alle lacrime e sperare e disperarti assieme a lui.
Riporto due assaggi di tono diverso.
"Metà dicembre 1994. Fuori nevicava e io dentro, lasciato uno sgobbo da impiegato in nero per un posto in banca poi "fortunatamente" sfumato, mi godevo la mia libertà di disoccupato volontario da ormai nove mesi. la stessa condizione umana per cui molti altri si sarebbero suicidati, io sul mio diario, l'avevo con baldanza intitolata e sottotitolata: Freedom 94, Lord of my time. ( In seguito, avrei anche fallito di proposito un concorso per ausiliario comunale nel quale mi avevano incastrato certe mie zie che non si facevano i cazzi loro ). Le sole cose che mi interessavano erano scrivere, leggere, giocare, ogni tanto masturbarmi. E adesso - complice la magia di colori caldi non intermittenti del nostro abete stortignaccolo, comperato da mamma al vivaio Spertini in quella settimana di meriggi corti tra San Nicola e Santa Lucia, e adornato con le frangibili sfere di quand'era poco più che bambina _ divampava la vita come fino ad allora l'avevo soltanto potuta sognare."
"Sceso dal treno a Milano, il metrò era terra di nessuno per le voci di uno sciopero poi annullato all’ultimissimo istante. Sotto le rampe della stazione Centrale mi imbattei in un violinista: alto e dall’aspetto nobile, i cortissimi capelli grigi, faceva vibrare sulle corde un’aria che mi sembrò di una bellezza struggente ( la Danza Ungherese numero 5 di Johannes Brahms, avrebbe poi detto mia madre, e me l’avrebbe fatta riascoltare da un vecchio nastro ). Ai suoi piedi c’era la custodia nera dello strumento aperta e vuota, come se nessuno avesse voluto buttare un centesimo a quell’arcangelo, o lui si fosse appena materializzato lì solo per me. Superai l’indecisione, la vergogna di dare: mi avvicinai, mi svuotai le tasche delle molte monete che avevo, e per farlo, poiché la borsa a tracolla e la cartelletta mi intralciavano, mi inginocchiai davanti a lui."
Nicola Pezzoli, Tutta colpa di Tondelli
Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo.
RispondiEliminaTutto era sottosopra in casa degli Oblònskije. La moglie era venuta a sapere che il marito aveva avuto un legame con una governante francese ch'era stata in casa loro, e aveva dichiarato al marito che non poteva vivere con lui nella stessa casa. Questa situazione durava già da tre giorni ed era sentita tormentosamente e dagli stessi coniugi, e da tutti i membri della famiglia, e dai familiari. Tutti i membri della famiglia e i familiari sentivano che la loro coabitazione non aveva senso e che le persone incontratesi per caso in una locanda erano più unite fra loro che non essi, membri della famiglia e familiari degli Oblònskije. La moglie non usciva dalle sue stanze; il marito non era in casa da tre giorni; i bimbi correvano per tutta la casa come sperduti; la signorina inglese s'era bisticciata con la dispensiera e aveva scritto un biglietto a una amica, chiedendole di cercarle un nuovo posto; il cuoco se n'era andato via già il giorno prima durante il pranzo; la cuoca della servitù e il cocchiere s'erano licenziati.
Lev Tolstoj, "Anna Karenina"
Bellissima iniziativa a cui partecipo volentieri citando l'incipit di un libro di Isabelle Allende. Un caro saluto,a presto
RispondiEliminaAndavano per le vie dell'ovest senza fretta e senza meta precisa, mutando rotta secondo il capriccio di un istante, al segnale premonitore di un stormo d'uccelli, alla tentazione di un nome ignoto. I Reeves interrompevano il loro erratico peregrinare ove li cogliesse la stanchezza o incontrassero qualcuno disposto ad acquistare la loro impalpabile mercanzia. Vendevano speranza. Così percorsero il deserto nell'una e nell'altra direzione, valicarono le montagne e una mattina videro apparire il giorno su una spiaggia del Pacifico.
"Il piano infinito" di Isabel Allende
Al rigo 12 del mio commento precedente intendevo "mondo" e non "modo" :-)
RispondiElimina"Lasciate fuori tutto quello che è esterno: la gente, le cose. Le circostanze sono quelle che sono. Quello che vi preoccupa e fuori dall'Io e l'Io non deve desiderare niente, non deve giudicare. L'Io non deve essere altro che un obbiettivo mediatore e lasciare a ognuno la libertà del suo destino" diceva il Swami nella meditazione dell'alba. "Ritiratevi dai vostri sensi, siate come la tartaruga che ritira le zampe e la testa nella sua corazza... Guardate il vostro corpo dal di fuori, guardatevi come una statua che respira. Restate in ascolto, notate quello che succede e prendetene coscienza..."
RispondiEliminaUn altro giro di giostra, Tiziano Terzani
@bettabe
è facile che io mi affascini.
RispondiEliminaHo sempre avuto un debole per tutto. Per tutto ciò che è bello, per tutto ciò che è sano e soprattutto insano, per ogni parola detta e non, anche per quelle celate. Per ogni uomo e donna incontrato/a.
L'estetica mi ha sempre ammaliato ed ingoiato. Ciò che è sano mi ha sempre dato del bene; ciò che, invece, è insano, mi ha sempre eccitato. Le parole sono come la danza, mi avvolgono e travolgono. La gente che incontro, tutta, mi ha sempre lasciato dentro qualcosa.
Oggi, a distanza di libri, di pagine e pensieri, sono arrivata ad un punto del libro, Il conte di Montescristo, che mi ha lasciato una strana sensazione di potenza ed impotenza sul mondo.
-[...]Il mio regno, invece, è grande come l’universo perché non sono né italiano, né francese, né indiano, né americano, né spagnolo: io sono cosmopolita. Nessun paese può dire di avermi visto nascere; Dio solo sa quale terra mi vedrà morire. Io adotto tutti gli usi, parlo tutte le lingue. [...] Dunque capirete che, non essendo di alcun paese, non chiedo protezione ad alcun governo; non riconoscendo alcun uomo per mio fratello, non può arrestarmi né paralizzarmi alcuna sorta di scrupoli che arrestano i potenti o di ostacoli che paralizzano i deboli. Io non ho che due avversari, non dirò due vincitori, perché li sottometto con la tenacia, la distanza e il tempo. Un terzo avversario, il più terribile, sta nella mia condizione di mortale. La morte soltanto può arrestarmi nella via che percorro e prima che abbia conseguito lo scopo a cui miro; tutto il resto l'ho calcolato. I cosiddetti capricci della fortuna, vale a dire i rovesci, i cambiamenti, le eventualità li ho tutti prevenuti: e se qualcuno può colpirmi, nessuno può annientarmi. A meno che non muoia, sarò sempre ciò che sono.-
Si, mi ha ammaliato.
Tutto l'estratto è di un mio post di qualche giorno fa, del mio primo blog, tu mi ha scritto quello d'arte, ti invito a visitare anche l'altro.
L'estratto tra i trattini è del Conte di Montecristo, che non è il mio libro preferito, io non ho un libro preferito, ne avrei mille da consigliarti. è semplicemente uno dei libri che, appunto, mi ha ammaliato ultimamente.
Subisco il fascino delle imperfezioni come fossero attimi di Etereo.
Ti bacio
"Soldato, lascia che ti accarezzi il viso e baci le tue labbra, lasciami urlare attraverso i mari e sussurrare attraverso i prati ghiacciati della Russia quello che sento per te...
RispondiEliminaLuga, Ladoga, Leningrado, Lazarevo... Alexander, un tempo tu mi hai portata e io ora porto te. Nella mia eternità ora io porto te.
Attraverso la Finlandia, attraverso la Svezia, fino in America con le mani tese, mi ergerò e mi farò avanti, destriero nero che galoppa senza cavaliere nella notte.
Il tuo cuore, il tuo fucile mi conforteranno, saranno la mia culla, la mia tomba.
Lazarevo stilla il tuo essere nel mio cuore, goccia d'alba al chiaro di luna, goccia del fiume Kama.
Quando mi cerchi, cercami là, perchè là sarò tutti i giorni della mia vita."
Il Cavaliere d'Inverno - Paullina Simons
Ho letto questo libro 3 volte!
Grazie per avermi invitata, partecipo molto volentieri =)
Un abbraccio!
Bella iniziativa!Partecipo
RispondiEliminaQuasi ogni giorno ormai da anni, prende la penna in mano e le scrive. Non ha nomi e non ha indirizzi da mettere sulle buste: ma ha una vita da raccontare. E a chi se non a lei?
Lui pensa che quando si incontreranno sarà bello posarle in grembo una scatola di mogano piena di lettere e dirle: "Ti aspettavo!"
Lei aprirà la scatola e lentamente quando vorrà, leggerà le lettere una ad una e risalendo un chilometrico filo di inchiostro blu, si prenderà gli anni, i giorni, gli istanti, che quell'uomo prima ancora di conoscerla le aveva regalato.
O forse, più semplicemente, capovolgerà la scatola e attonita davanti quella buffa nevicata di lettere sorriderà dicendo a quell'uomo: "Tu sei matto!"... e per sempre lo amerà!
[Oceano Mare di A. Baricco]
mi piace! ci penso, intanto ti condivido.
RispondiEliminanotte.
La storia di questo viaggio non è la riprova che non c'è medicina contro certi malanni e che tutto quel che ho fatto a cercarla non è servito a nulla. Al contrario: tutto, compreso il malanno stesso, è servito a tantissimo. E' così che sono stato spinto a rivedere le mie priorità, a riflettere, a cambiare prospettiva e soprattutto a cambiare vita. E questo è ciò che posso consigliare ad altri: cambiare vita per curarsi, cambiare vita per cambiare se stessi. Per il resto ognuno deve fare la strada da solo. Non ci sono scorciatoie che posso indicare. I libri sacri, i maestri, i guru, le religioni servono, ma come servono gli ascensori che ci portano in su facendoci risparmiare le scale. L'ultimo pezzo del cammino, quella scaletta che conduce al tetto dal quale si vede il mondo sul quale ci si può distendere a diventare una nuvola, quell'ultimo pezzo va fatto a piedi, da soli.
RispondiEliminaUn altro giro di giostra- Tiziano Terzani
Colgo a volo la tua splendida iniziativa Saretta..quanto segue è un pezzetto di un libro a cui sono particolarmente legata...legata nell'intimo:
RispondiElimina"Perchè dal momento in cui hai risposto, ho deciso che tutto quello che mi succede a causa tua ti apparterrà.E'scritto in me ed è scritto in te.Ogni pensiero, desiderio, passione, timore, ogni creatura, feto o aborto che concepirò a causa tua.
E'questo il fulcro del mio contatto con te, e solo con te, in virtù del quale rinuncio ad ogni tentativo di corteggiamento, rinuncio a censurarmi, e più in generale, al diritto di difendermi...
Sarei felice di poter dire a me stesso:"con lei ho stillato verità".Si è questo che voglio.Voglio che tu sia per me un coltello, e anch'io lo sarò per te, prometto.Un coltello affilato ma misericordioso-parola tua...una parola senza pelle..."
David Grossman Che tu sia per me il coltello
un bacio Milena!
"Allora, questa è la fine, ma è anche l'inizio di una storia che è la mia vita e di cui mi piacerebbe ancora parlare con te per vedere insieme se, tutto sommato, c'è un senso."
RispondiEliminaLa fine è il mio inizio - Tiziano Terzani
FantaStica idea carissima! Un abbraccio forte...:) per gli auguri ci risentiamo!
Ti ho appena scoperta (grazie della visita ;D) e non posso non partecipare a questo gioco!
RispondiEliminaIn realtà io amo tutti i libri che leggo, perché ognuno di loro mi accompagna per un breve tratto della mia vita!
Ho una pessima memoria, però una frase mi ha colpita molto e la conservo sempre nel mio cuore, per quando arriveranno i figli:
"I vostri figli non sono i vostri figli.
Sono i figli e le figlie della brama che la Vita ha di sé.
Essi non provengono da voi, ma per tramite vostro,
E benché stiano con voi non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore ma non i vostri pensieri,
Perché essi hanno i propri pensieri.
Potete alloggiare i loro corpi ma non le loro anime,
Perché le loro anime abitano nella casa del domani, che voi non potete visitare, neppure in sogno.
Potete sforzarvi d'essere simili a loro, ma non cercate di renderli simili a voi.
Perché la vita non procede a ritroso e non perde tempo con ieri.
Voi siete gli archi dai quali i vostri figli sono lanciati come frecce viventi.
L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito,
e con la Sua forza vi tende affinché le Sue frecce vadano rapide e lontane.
Fatevi tendere con gioia dalla mano dell'Arciere;
Perché se Egli ama la freccia che vola, ama ugualmente l'arco che sta saldo."
- K. Girbran, Il Profeta -
Cass era la piú giovane e la piú bella di 5 sorelle. Cass era la piú bella ragazza di tutta la città. Mezzindiana, aveva un corpo stranamente flessuoso, focoso era e come di serpe, con due occhi che proprio ci dicevano. Cass era fuoco fluido in movimento. Era come uno spirito incastrato in una forma che però non riusciva a contenerlo. I capelli neri e lunghi, i capelli di seta, si muovevano ondeggiando e vorticando come il corpo volteggiava. Lo spirito, o alle stelle o giú ai calcagni. Non c'era via di mezzo, per Cass. C'era anche chi diceva ch'era pazza. Gli imbecilli lo dicevano. Gli scemi non potevano capirla. Agli uomini in genere Cass pareva una macchina da fottere, e quindi non gliene fregava niente, fosse o non fosse pazza. E Cass ballava e civettava, si lasciava baciare dagli uomini, ma, tranne qualche rara volta, quando si stava per venire al dunque, com'è come non è, Cass si eclissava, Cass aveva eluso gli uomini...
RispondiEliminaC.Bukowsky
Storie di ordinaria follia
"La più bella donna della città"
Ok. Concorso concluso. Siete stati tantissimi ed ho apprezzato ogni singola citazione. Per cui grazie, grazie, grazie! Mi prendo del tempo per decidere, anche se su tre di voi sono già sicura.
RispondiEliminaMartedì pubblicherò il post con i nomi dei vincitori! Per ora vi auguro buona serata, con tutto il mio cuore [di seppia], Sara.
Anche se è chiuso il concorso, metto un bel incipt di uno dei miei romanzi preferiti. Mettimi pure fuori concorso, non mi offendo e non voglio sconvolgere il tutto, ma è un libro che credo meriti. Questo.
RispondiElimina"Una sera me ne stavo a sedere sul letto della mia stanza d'albergo, a Bunker Hill, nel cuore di Los Angeles. Era un momento importante della mia vita; dovevo prendere una decisione nei confronti dell'albergo. O pagavo o me ne andavo: così diceva il biglietto che la padrona mi aveva infilato sotto la porta. Era un bel problema, degno della massima attenzione. Lo risolsi spegnendo la luce a andandomene a letto."
John Fante, Chiedi alla polvere
scusa se arrivo in ritardo: pensavo che il limite fosse il 13..Non importa ti lascio lo stesso un pezzetto del Lupo della Steppa di
RispondiEliminaH.Hesse - ciao!
Non so come mai, ma io, lupo della steppa senza patria e solitario odiatore del mondo piccolo- borghese, abito sempre in vere case borghesi: è un mio vecchio sentimentalismo. Non abito palazzi né stamberghe proletarie, ma proprio quei nidi di piccoli borghesi sommamente ammodo, sommamente noiosi, tenuti alla perfezione, dove c’è un sentore di trementina e di sapone e dove si rimane costernati quando si sbatte per caso la porta o si entra con le scarpe sporche. Questa atmosfera mi è certamente cara fin da quando ero bambino e la nostalgia segreta di qualche cosa che sappia di patria, mi guida senza speranza, sempre per queste stupide vecchie vie. Proprio così, e mi piace anche il contrasto fra la mia vita solitaria, affannata, senz’amore e così sregolata e questo ambiente familiare e borghese. Mi piace respirare per le scale questo odore di pace, di ordine, di pulizia, di decenza, di vita domestica che ha sempre qualche cosa di commovente nonostante il mio odio per la vita borghese, e mi piace oltrepassare la soglia della mia stanza dove tutto ciò finisce, dove tra i mucchi di libri sono sparsi i mozziconi di sigaro e le bottiglie di vino, dove tutto è disordinato, trascurato, estraneo e dove ogni cosa, libri manoscritti pensieri, è segnata e imbevuta della miseria di questo solitario, della problematicità dell’esistenza umana, del desiderio di dare un nuovo significato alla vita ormai insensata.
Cacchio, il concorso termina il 13... hai regione Mr.Hyde :)
RispondiEliminaTutti ancora in gioco!! A domani, allora, con i vincitori! Buona serata amici miei!
chiude domani il concorso??? Guarda, anche se hai già tirato le somme, voglio lasciarti lo stesso la fine (sì, e non l'inizio) di "Cent'anni di solitudine" di Gabo (G.G.Marquez): "...e che tutto quello che vi era scritto era irripetibile da sempre e per sempre, perché le stirpi condannate a 100 anni di solitudine non avevano una seconda opportunità sulla terra". Un romanzo unico. ;)
RispondiEliminaIl titolo del blog mi affascina. Il tuo modo di scrivere altrettanto, ti invito a passare da me, lascia un commento :*
RispondiEliminaWWW.PSICOLOGICAMENTEINRETE.BLOGSPOT.COM
Sono felice che il concorso non sia terminato!
RispondiEliminaEcco il mio incipit:
Maggio 1860
"Nunc et in hora mortis nostrae. Amen"
La recita quotidiana del Rosario era finita. Durante mezz'ora la voce pacata del Principe aveva ricordato i Misteri Gloriosi e Dolorosi: durante mezz'ora altre voci, frammiste, avevano tessuto un brusio ondeggiante sul quale si erano distaccati i fiori d'oro di parole inconsuete: amore, verginità, morte; e durante quel brusio il salone rococò sembrava aver mutato aspetto; financo i pappagalli che spiegavano le ali iridate sulla seta del parato erano apparsi intimiditi; persino la Maddalena, fra le due finestre, era sembrata una penitente anziché una bella biondona, svagata in chissà quali sogni, come la si vedeva sempre.
Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo
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RispondiElimina"L'estate in cui mio padre comprò l'orso, nessuno di noi era ancora nato. Neanche concepito: né Frank, il maggiore; né Franny, la più vispa; né io, il terzo; né i due più piccoli, Lilly e Egg. Mio padre e mia madre si conoscevano da sempre, erano cresciuti assieme, ma la loro "unione"- come Frank l'ha sempre chiamata- non aveva ancora avuto luogo quando mio padre comprò l'orso."
RispondiEliminada Hotel New Hampshire di John Irving