
Che il sistema dei trasporti in Svezia sia efficiente è fuori discussione. Che i suoi dipendenti si accertino con apprensione che tu abbia davvero fatto rientro a casa ha dell’incredibile. Faccio le ore piccole con i miei amici. Qualcuno si offre di riaccompagnarmi, ma è sabato e a Stoccolma i mezzi viaggeranno senza interruzione per tutta la notte. Così decido di prendere il primo autobus di passaggio sperando che mi lasci sotto casa. L’autista è gentile, mi spiega il tragitto che resterà da fare a piedi, mi saluta con fare rassicurante e prima di ripartire, lancia un’ultima occhiata paterna dalla mia parte. Pensavo fosse abbastanza, ma sbagliavo. Qualche giorno dopo, passeggiando in centro, mi sento chiamare. Ha tolto i baffi, ma lo riconosco. È felice quando realizza che non ho avuto problemi a rincasare e solo allora si congeda da me sollevato. Poi, da quella volta non l’ho più rivisto. Che si materializzi solo in caso di bisogno da buon supereroe patentato? Be’, io ci conto!
Pubblicato su A, num. 44, novembre 2010